Marianne: Libertà che guida il popolo

Libertà.
Una piccola parola così carica di significato da aver guidato la
storia dell'umanità dalla notte dei tempi.
Quando ci penso, la mia
mente vede una donna bellissima che si erge, determinata, su un letto
di morti.
Lei è Marianne, la personificazione della libertà che
guida il popolo francese nel 1830 a lottare contro le decisioni del
monarca Carlo X, che miravano a accentrare ancora di più nelle sue
mani tutto il potere.
L'autore di quest'opera intitolata proprio
"Libertà che guida il popolo" è Eugene Delacroix, uno dei miei
artisti preferiti di quel famoso romanticismo che si snodava tra
desideri di liberazione dai regimi assolutisti e malinconiche
riflessioni personali sul senso della vita, sull'amore e sulla
grandiosità della natura che ci circonda.
Marianne è certamente un'allegoria utilizzata per portare un messaggio politico, ma personalmente non ho certo la pretesa di intavolare un discorso su che cosa sia la libertà da regimi oppressori e crudeli perché cadrei in ovvietà e banalità recuperate tra un testo di storia e l'altro che nella mia vita ( quella di prima ) mi sono ritrovata a studiare.
La mia Marianne è dentro di me.
La mia Marianne guida il
popolo delle mie speranze ergendosi sul letto di morti delle mie
delusioni.
Tutti quanti vogliamo nelle nostre vite essere liberi,
inseguire i nostri sogni, credere che ci sarà sempre di meglio e
lottiamo per raggiungere questo tipo di libertà.
Ma ora mi chiedo:
che cosa significa davvero per me lottare per la libertà?
Sono
consapevole della responsabilità che deriva dall'essere veramente
libera?
Esatto, perché questa cosa dell'esseri liberi implica
l'essere capaci a gestirla poi, la vita.
Così come per il popolo
francese liberarsi da un regime assolutista o oligarchico implicava
dover metter in piedi un governo alternativo, capace di dar voce al
popolo oppresso, ottenere la libertà dai condizionamenti che molte
volte governano la nostra storia, significa, credo, avere il coraggio
di scegliere che cosa ne vogliamo fare noi della nostra storia.
Non
sempre facile vero? Almeno per me, direi molto difficile.
" Tutti
vogliamo essere liberi da, ma nel momento esatto in cui lo diventiamo
siamo tenuti a scegliere di. E scegliere qualcuno o qualcosa
significa, sempre per logica necessità, rinunciare a qualcun altro o
qualcos'altro" scrive così Andrea Marcolongo nel suo libro Alla
fonte delle parole.
Che essere liberi significhi forse avere coraggio
di prendere in mano la nostra bandiera, anche con vestiti sgualciti e
capelli spettinati, per ripartire ogni volta verso una nuova scelta,
senza paura di quello di succederà perché, fin che siamo in vita,
dentro di noi saremo liberi di cambiare idea di nuovo e di scegliere
una nuova meta?
Che essere liberi significhi darsi l'opportunità
di provare, senza essere giudici di noi stessi in ogni istante?
Che
significhi cioè volersi bene ed amarsi per quello che siamo e non
per cosa facciamo?
Io questa risposta non la so, ma so che mentre le scrivo, queste parole mi aprono il cuore, curiosa di vedere dove mi porterà la mia prossima scelta.